sabato 28 agosto 2021

INTERVISTA su Unfolding Roma del 7 Agosto 2021

Per UNFOLDING ROMA una intervista a Giuseppe Lorin di Gioia Lomasti 

Lui ama definirsi uomo di cultura, ma non è semplicemente così. Giuseppe Lorin è regista, attore, giornalista, scrittore, docente di recitazione, dizione, dizione interpretativa e, anche in privato insegnante de “La magia dell’interpretazione con il Metodo Mimesico”. Nel 2017 venne intervistato per una emittente siciliana: Telejato, nel programma "L'officina degli artisti", condotto e ideato da Francesca Currieri. Nato a Roma, vive a Monteverde, area storica sulla sponda destra del fiume Tevere, uno dei quartieri più belli e culturalmente attivi della Capitale. Ha iniziato il suo percorso artistico in tenera età tra le braccia di Ingrid Bergman. L’attrice lo volle per una ripresa in uno dei suoi memorabili film. Diplomato all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico", laureato in Psicologia all’Università “La Sapienza” di Roma; specializzato in marketing e pubblicità alla Luigi Bocconi di Milano, collabora con varie testate giornalistiche. Ha lavorato con i più noti registi italiani e stranieri: Luca Ronconi, Richard Attenborough, Giuliano Montaldo, Orazio Costa Giovangigli, Gianni Amelio, Roberto Faenza, Franco Giraldi, Vittorio Sindoni, Ruggero Jacobbi, Andrea Camilleri, Mario Landi, Giorgio Presburger, Gennaro Duccilli, Vittorio Pavoncello, Carmela Colaninno, Federica Fiorillo, Giuseppe Andreozzi, ed altri. Noi di Unfolding lo incontriamo per scoprire a cosa si sta dedicando in questo particolare momento e per conoscere meglio le sue molteplici attività. 

Giuseppe Lorin, Lei non ha mai nascosto il suo profondo amore per Roma. Cosa rappresenta questa città? 

C’è una pubblicità che rammenta “La mamma è sempre la mamma”; ecco, questo rappresenta per me Roma: Mamma Roma, a dirla alla Pasolini, oppure semplicemente Roma ricordando Federico Fellini. Avendo avuto genitori sia di Padova sia di Capua ed abitando nella capitale, sin da piccolo la nostra casa era visitata da parenti del Nord e del Sud Italia. Così mia mamma, per rendersi libera a casa nelle preparazioni di accoglienza, mi mandava con loro nella visita turistica di Roma. Ed eccomi trasformato in un Cicerone, senza Filippiche, perché quelle le riservavo alla mamma appena partiti i parenti. C’è da dire che frequentai l’Istituto Tecnico per il Turismo “Marco Polo”, dove la professoressa di Storia dell’Arte ci portava a conoscere nel dettaglio la nostra meravigliosa Roma, antica e moderna. Ed è qui lo sbocciare di questa mia personale passione per l’Vrbis Romae, fondata il 21 aprile 753 a.C.. Parliamo del patrimonio artistico della Capitale. 

Se dovesse guidare un turista che viene in visita a Roma per la prima volta o avesse un incarico dal Comune di Roma, cosa evidenzierebbe che ancora non si è valorizzato? 

Nel centro dell’Vrbs c’è ancora uno strato archeologico antico, al di sotto del livello attuale di circa una ventina di metri. È in questa area che si ha la sensazione di camminare sul culmine di case intere, di templi sepolti dal tempo o nascosti dagli infiniti terremoti, umani o tellurici, che hanno colpito Roma, nei millenni passati. Se avessi un incarico di consigliere culturale dal comune di Roma, cercherei di sollecitare l’interesse per quella archeologia dimenticata a pochi metri dall’Altare della Patria, nell’area del foro di Giulio Cesare e del foro di Traiano. Giulio Cesare fu il primo a creare un ampliamento con la costruzione del suo Forum Iulium, realizzato tra il 54 ed il 46 a.C. e situato in uno spazio, a nord del Foro Romano, occupato da abitazioni private il cui esproprio provocò l’esborso di ingenti somme dall’erario imperiale. L’edificio sacro nel Foro di Cesare fu il Tempio dedicato a Venere Genitrice, in quanto capostipite della famiglia Giulia, fino a quelle soluzioni innovative che vennero introdotte da Traiano che sostituì il tempio con una Basilica. Se si volesse comunicare il fascino di una Roma interpretata come costruzione geologica che si rigenera sulle proprie rovine, bisognerebbe costruire un grande museo nel ventre della città, ricomponendo la continuità delle architetture sepolte dove i ruderi, come quelli della Basilica Ulpia, non vengano riportati alla luce, ma custoditi nelle ramificazioni del sottosuolo, al livello delle fondamenta originali. Quattromila metri quadrati “inaccessibili al pubblico” proteggono la Basilica Ulpia, il tesoro segreto sotto via dei Fori; un magazzino, un grande deposito per più di ventimila reperti ed alcuni di straordinario valore, che dovrebbero essere esposti e musealizzati, se non tutti ma almeno in parte! E che invece se ne stanno lì, ammonticchiati su vecchi scaffali fin dagli anni Trenta, data in cui vennero dissepolti. Glorie invisibili nascoste. Alcuni, i più importanti, sono stati studiati, puliti e restaurati. Ma a tutt’oggi giacciono impacchettati in grandi fogli di plastica trasparente: altorilievi con raffigurazioni di prigionieri Daci, antiche trabeazioni e altri fregi con decorazioni su temi bellici e sacrali, tutti elementi compositivi della decorazione architettonica e scultorea, pregio e vanto di quegli antichi imperatori. Tutto questo è ciò che rimane della Basilica Ulpia: quel maestoso complesso di cui molto si sa ma altrettanto si ignora, e che è uno degli esempi più evidenti, a Roma, di archeologia interrotta e dimenticata. 

Lei è anche appassionato di storia. Secondo lei qual è il periodo storico che andrebbe conosciuto di più? 

 Nella sua domanda precedente e nella mia risposta, ho accennato al Tempio di Venere Genitrice dove venne allocata una statua di marmo e d’oro che fu causa di litigio tra Cesare e Calpurnia, sua moglie, poiché quella statua aveva le fattezze perfette di Cleopatra VII regina d’Egitto, ricordata bonariamente dal popolo di Cesare, come “la schiava dei romani”. Amo qui ricordare una poesia di Michela Zanarella dedicata a Cleopatra: “Perché Roma ha avuto il mio cuore una sera d’estate mentre il sole chiudeva gli occhi tra gli archi di un teatro antico. Sotto la luna l’eco di un’arpa poco lontano la voce del fiume un silenzio disteso ed il cielo a contenere tutta la storia di una città che mi ha chiesto il tempo della poesia in cambio di un amore vero.” Parlare oggi della regina dell’Egitto, è riflettere sul progetto di unificazione e sul dialogo dei popoli del mediterraneo, tra le culture e le religioni insito nel pensiero e nell’intento della sovrana; Cleopatra VII, intesa come strumento di pace dalle radici europee trapiantate in terra d’Egitto, sembra essere ancora viva! Quando si leggono le descrizioni che di lei ci hanno lasciato gli autori dell’impero di Augusto, bisogna fare molta attenzione e vagliare accuratamente le numerose presunte “notizie”, oltre ad indagare anche tra autori più neutrali o contrari al pensiero e alla critica imperiale. Alcuni autori ce la descrivono colta, poliglotta, scienziata, esoterica, filosofa; altri di spregiudicata sfrontatezza sessuale; altri ancora scrivono che fosse tanto crudele da eseguire personalmente sadici esperimenti su esseri umani condannati a morte, al pari di Lucrezia Borgia! Ma quanto di questo è frutto della propaganda ostile alla regina e quanto invece esagerato dalla sua stessa corte, ricca di detrattori? Di certo la sua storia fu segnata dall’incontro con gli uomini più potenti di quel tempo che, pur sedotti dal suo fascino fatto di intelligenza e cultura, riuscirono a piegarla ai loro progetti politici. Ritornando alla sua domanda direi che il periodo storico che andrebbe più conosciuto è il periodo dei grandi cambiamenti, che rientra tra il 15 marzo del 44 a.C., giorno dell’assassinio di Giulio Cesare, fino al 12 agosto del 30 a.C., giorno che segna la fine del regno di Cleopatra, con la sua morte. Anzi, sarebbe meglio approfondire il periodo che inizia dall’arrivo a Roma, nel 46 a.C., della regina d’Egitto Cleopatra VII, con il figlio avuto da Giulio Cesare, ovvero Tolomeo Cesare, Ptolemaĩos XV Philopátor Philométor Kaĩsar, che venne soprannominato Cesarione dal popolo romano perché figlio di Cesare. Cleopatra rimase nella villa sulla sponda destra del Tevere, a transtiberim, per 19 mesi, fino all’assassinio di Cesare. Un altro periodo della Roma antica che, secondo me, meriterebbe più approfondimento è quello della svolta da Giulio Cesare al primo imperatore romano Cesare Ottaviano Augusto. 

La scrittura è parte integrante della sua vita. Ha pubblicato dieci libri, molti dei quali dedicati a Roma. Come si spiega il coinvolgimento continuo e costante dei lettori, tanto da scoprire pochi giorni fa che uno dei suoi libri è un bestseller del genere tecniche di recitazione?

Roma è come una calamita, attrae e affascina chi vuol saperne di più. C’è da dire che alcuni miei libri hanno avuto prefattori prestigiosi come il principe Jonathan Doria Pamphilj Landi o il discendente di Gian Lorenzo Bernini, Fabiano Forti Bernini, o Stefan Cernetic, Hirh Prince of Montenegro and Macedonia, Grandmaster of the Dynastic Orders of Knighthood. Ultimamente la Famiglia Imperial and Royal di Montenegro, è composta da Princes Stefan, Kharoula, Konstantin e Ivan-Nenad. Del mio bestseller me ne sono accorto pochi giorni fa vedendo Google, libri di Giuseppe Lorin. Per me è stata una orgogliosa sorpresa ed è riferito al “Manuale di Dizione” con prefazione di Corrado Calabrò, già garante della comunicazione italiana, e di Dacia Maraini. Non da ultima è la prefazione di Dante Maffia per il mio “Dossier Isabella Morra, poetessa del XVI secolo” uccisa dai fratelli nel castello baronale di Valsinni. Come ha vissuto la pandemia e il periodo di reclusione forzata dovuto all’emergenza Covid-19? Leggendo, leggendo e studiando, fantasticando, scrivendo e sistemando due testi teatrali divertenti, fissando delle idee, approfondendo sotto il profilo psicologico pensieri di grandi personalità del passato. 

Dal suo profilo Facebook emerge quasi un interesse campanilistico per la nostra bella Italia. Nei secoli cosa abbiamo perduto della nostra penisola? 

Questa ultima sua domanda vorrei dividerla in due. La prima parte riguarda degli articoli-saggi per la loro particolarità descrittiva storica del dettaglio come l’articolo su Tuscania e la regina Hoscia oppure l’articolo su Ostia si apre al mare e non ultimo Civita il borgo sulle nuvole che mi ha fatto vincere il primo premio di giornalismo nella XVI edizione con premiazione a Pereto il 26 settembre 2020. Il Premio Hombres Itinerante è stato ideato e voluto da Enzo D’Urbano per risvegliare le comunità nello spirito dei valori del territorio, dell’accoglienza, del vivere civile. La seconda parte della sua domanda riguarda la perdita di parte della nostra bella e unica Italia. La mia riflessione è su una frase di Jean-Jacques Rousseau - Du Contrat Social (Ginevra, 28 giugno 1712 – Ermenonville, 2 luglio 1778) «In Europa c’è ancora un paese capace di legislazione; è l’isola di Corsica. Il valore e la costanza con cui questo popolo valoroso ha saputo recuperare e difendere la sua libertà, meriterebbero proprio che qualche uomo saggio gli insegnasse a conservarla. Ho il presentimento che un giorno questa piccola isola meraviglierà l’Europa». Napoleone e la sua famiglia nacque in Italia! Gioia Lomasti 7 Agosto 2021