martedì 2 ottobre 2012

La Reality di Aniello Arena


Ci si accorge della bravura interpretativa di Aniello Arena alla battuta “…bell’a papà” che per far divertire i propri figli, è animatore travestito in parrucca blu sintetica dalle ciglia lunghe di piume di struzzo e bistrate, in uno dei matrimoni organizzati nella struttura per cerimonie stile America anni ’20 in ferro verniciato bianco, presa in affitto dalle due o tre coppie di sposi, nell’entroterra napoletano. Fontane e palme, piscine e camere reali sono da cornice barocca alla location per matrimoni. L’invitato principe dell’evento risulta essere Enzo, ex concorrente del Grande Fratello, che si concede molto volentieri all’ammirazione del pubblico, che tralascia addirittura i loro sposi.

Tra cellulari, limousine ed elicottero Enzo si avvia ad altri incontri pubblicitari nella Campania. La star è ammirata ed acclamata ed i figli di Luciano, così è il nome del personaggio interpretato da Aniello Arena, vogliono la foto ricordo con Enzo, il loro mito.
Matteo Garrone, il sensibile regista di “Reality”, ha fatto centro anche questa volta dopo il docufilm “Gomorra”. “Reality” ha vinto al Festival di Cannes il Gran Premio della giuria, ed è anche per questo che il suo nuovo film sta ottenendo visibilità tra gli addetti ai lavori, tra i giurati, che se sensibili ai film d’autore, daranno al cinema italiano, un nuovo Oscar, confermando così che Cinecittà è il tempio del cinema mondiale. Per il taglio registico, la crudezza psicologica delle immagini e la straordinaria bravura di Aniello Arena, “Reality” si merita almeno, a furor di popolo, la candidatura all’Oscar!

Matteo Garrone si ricordava di Aniello Arena perché molti anni prima lo aveva apprezzato in un piccolo teatro di Volterra insieme a suo padre, il critico per gli spettacoli del quotidiano “La Repubblica” Nico Garrone, che ci ha lasciato il 21 febbraio 2009. Ebbi l’occasione di conoscerlo personalmente in un lontano Capodanno del 1995 a Pescasseroli, nella casa montana di Dacia Maraini; parlava con molto affetto di suo figlio Matteo e di Stefano. Parlava del film “Silhouette” e di Nanni Moretti; che bei tempi!
Di Donatella parlava poco a causa di qualche incomprensione familiare che lo faceva soffrire, ma comunque l’adorava, era la madre dei suoi figli! Non so se proprio quell’anno Nico riuscì a portare con se Matteo a Volterra a vedere gli spettacoli di Armando Punzo realizzati per la Compagnia della Fortezza, in cui tutti gli attori sono detenuti, so di certo che amava far vedere gli eventi d’interesse a Matteo, perché percepiva in lui la sensibilità di chi della realtà sa cogliere il momento giusto! So che comunque Aniello Arena venne apprezzato sulle tavole del palcoscenico dell’Associazione Culturale di Volterra Carte Blanche gestito da Armando Punzo nella chiesa sconsacrata di San Pietro che offre un centinaio di posti al pubblico. La realtà di Aniello Arena si confonde ormai nel tempo nella sofferenza fisica e psicologica di un giovane di 23 anni, assoldato dalla camorra e da questa controllato in ogni sua mossa che, a suo malgrado, nel 1991, si trovò coinvolto in fatti più grandi della sua esistenza, poiché se si fosse tirato indietro, per lui sarebbe stata la morte, e forse anche per qualche suo familiare. La condanna all’ergastolo è stata per la strage di Piazza Crocelle, nel quartiere industriale di Barra, alla periferia orientale di Napoli, dove vennero uccise tre persone, di cui una era lì per caso.
Pensate alla fragilità fisica di Aniello Arena a 23 anni, pensate ai tremori, subito dopo l’efferato delitto, pensate alla sofferenza psicologica di questo giovane costretto a vivere per la nostra cattiva gestione della res publica, in un quartiere abbandonato, malfamato, senza un presidio di sicurezza, pensate a tutti i ragazzi che non hanno la fortuna di nascere in una città dove l’autorità dello Stato si fa sentire, pensate alla grandissima percentuale di giovani senza lavoro, alle loro famiglie, e cercate di mettervi nei loro panni! Con questo non voglio giustificare ciò che venne fatto, ma intendo provocare l’opinione pubblica e sensibilizzarla nella scelta di una classe politica valida, cristallina agli occhi dei propri elettori, e che sappia giudicare e perdonare da vero Pater Familias!
Se l’istituzione “Nessuno tocchi Caino” avesse una sede anche a Volterra, Aniello Arena potrebbe vivere in libertà provvisoria così come avviene per Francesca Mambro e Giusva Fioravanti qui a Roma! Ma queste sono altre reality, altre stragi!
Il pentimento di Aniello Arena è sotto gli occhi di tutti, è nei suoi occhi, nella sua espressione. Ognuno di noi si augura che il “ruolo” di detenuto venga presto abbandonato da Aniello Arena, che il Ministro di Grazia & Giustizia abbia quella sensibilità che i saggi latini avevano nel giudicare, e che i magistrati e gli avvocati rapportino quei fatti alla sprovvedutezza del contesto economico di una Napoli abbandonata dalle istituzioni e consegnata alla camorra!
È ancora nella personalità di Aniello Arena l’allegria e la simpatia, non facciamo in modo che la giustizia tarpi quel guizzo di giovinezza che gli è rimasto dopo aver scontato, anche psicologicamente, quell’incosciente fatto.
Nel film “Reality” diretto da Matteo Garrone, Aniello Arena è Luciano, un pescivendolo convinto di essere stato selezionato dal “Grande Fratello” e che per questo mette in vendita la bottega e cambia la propria esistenza. Si sente osservato da chiunque, inizia ad apprezzare la soddisfazione del fare del bene, dell’aiutare gli altri da novello San Francesco! Il costante pressing televisivo dei reality show portano velocemente alla popolarità e la scena di Enzo del Grande Fratello che volteggia sospeso alla fune è una scena magistrale da maestro del cinema equiparabile solo a Federico Fellini! Insomma, il film “Reality” è da Oscar! La commozione è dietro l’angolo e arriva solo da certe mute inquadrature e si fa fatica ad asciugarsi la lacrimuccia con accanto, in platea la propria donna!
È un film da vedere perché è un sollievo dell’anima, arricchisce la sensibilità troppo a lungo dimenticata! Il plauso del pubblico è già un Premio Oscar e ricordiamo comunque che ad Aniello Arena piace molto scherzare! Io comunque lo rivedrò perché è un film dove l’ingenuità si mischia alla realtà della vita, ed è bellissimo!
Giuseppe Lorin

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.