giovedì 30 agosto 2012

Dacia Maraini. Vivere sulla propria pelle l'incognita esistenziale



L’affabilità e la disponibilità della nostra scrittrice contemporanea più tradotta al mondo è spiazzante; si rimane disorientati, non ci si aspetta di suscitare noi, interesse in lei che è  l’opinion leader per antonomasia. Poi, riflettendo, si prende coscienza che rientra negli stereotipi degli autentici “grandi” che riescono a mettere gli altri a proprio agio. Ciò mi capita tutte le volte che, all’aeroporto di  Ginevra, ogni due anni, incontro il nostro “Premio Nobel” Carlo Rubbia, che quando mi vede da lontano, mi chiama con un gesto della mano per offrimi al bar dell’aeroporto un caffè!
L’impegno creativo la vedono alternarsi con incredibile disinvoltura tra narrativa, drammaturgia, giornalismo critico, sceneggiature cinematografiche, scrittura creativa in genere e, non ultimo, la poesia.
L’impegno sociale la vedono coinvolta nella difesa dei diritti umani, la salvaguardia dell’ecosistema e, non sono da dimenticare, le lotte femministe degli anni passati. Dacia Paola, Toni e Yuki sono figlie della principessa Topazia Alliata di Salaparuta e dell’etnologo, antropologo Fosco Maraini. Ha avuto una nonna cilena che voleva fare la cantante lirica. Gli occhi azzurro verdi Dacia li ha ereditati dalla madre, mentre la passione dei viaggi, intesa come mezzo per conoscere altre realtà culturali, dal padre. Marianna Ucrìa è stata una sua antenata che, con la sua presenza inquietante, l’ha ispirata, o meglio, le ha suggerito di scrivere la sua storia:  “La lunga vita di Marianna Ucrìa”, romanzo trasformato in film dal Maestro Roberto Faenza.

 Il romanzo da poco pubblicato per la Rizzoli “Il treno dell’ultima notte” è un viaggio attraverso le sofferenze europee del secolo appena trascorso. Nel titolo non avverte un segno, un simbolo, un evento straordinario, di felicità o di sofferenza, che ha attraversato similmente la sua vita?
 "Si, certo la vita di uno scrittore, con le sue gioie e le sue sofferenze, sempre si proietta sulle pagine dei suoi romanzi anche se non è proprio il racconto di quel dolore o di quella gioia; per esempio la mia esperienza del campo di concentramento in Giappone, mi ha spinto a visitare tante volte i campi di sterminio nazisti, per capire meglio il mondo della prigionia.."

Negli anni sessanta sposa il pittore milanese Lucio Pozzi, attende un figlio con amore che mai vedrà la vita. “Un clandestino a bordo” è la storia dell’attesa? La sofferenza, come rientra nei ritmi della sua creatività letteraria?
"Si, “Un clandestino a bordo” è la storia di una attesa, ma l’attesa  può essere raccontata o anche prestarsi a dei ragionamenti sul tempo e la memoria. La sofferenza è una esperienza  che per uno scrittore diventa  stile e ritmo ed il lettore attento riesce ad interpretare quei ritmi e quello stile attraverso un progetto che è anche musicale".

Essere scrittori oggi è anche dare la testimonianza del tempo che si sta vivendo. Dagli anni quaranta ad oggi molte cose sono cambiate. Gli stili di vita sono poi così differenti?

"Molto differenti certo, anche per le nuove tecnologie che ormai fanno parte delle nostre abitudini e delle quali non possiamo fare a meno: le conquiste sociali, l’emancipazione, il crollo di alcuni tabù, sono passi importanti verso una libertà individuale e sociale, sempre che la ragione politica mantenga  in primo piano i diritti dell’individuo. Naturalmente c’è l’altra faccia della luna: il pericolo che le conquiste tecnologiche ci  esproprino della capacità di trattare gli altri come corpi umani e non come entità astratte."

Ci parli della poesia che ultimamente l’ha costretta affinché venisse lei stessa scritta. E’ la filosofia dei sei personaggi in cerca d’autore?
"Ho sempre sostenuto  che  sono loro, i personaggi che vengono a bussare alla mia porta per chiedere di essere raccontati. Bisogna essere umili e saperli ascoltare. I personaggi conoscono le proprie storie meglio dell’autore che deve avere la curiosità  di starli a sentire senza pretendere di sapere tutto di tutti !"

intervista tratta da : http://www.lunico.eu/ 18 ottobre 2008

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